Onirica
L' ANNO DEL LUNGO SONNO
Di Clare Ann Matz
1999
Rebecca aveva terminato gli studi con grande profitto e si era lanciata nel mondo del lavoro con l'entusiasmo di chi non conosce, e neppur sospetta dell'aggressività e l'infimo spirito di sopraffazione che si celano dietro i sorrisi da corridoio dei colleghi d'ufficio.
Ben presto i suoi modi erano diventati scattanti, i muscoli del suo corpo si erano irrigiditi e la luce nei suoi occhi si era fatta penetrante, quasi volesse capire perché' tutto ciò le sembrava così falso ed equivoco.
Mai una volta era riuscita a percepire un bianco o un nero negli atteggiamenti degli altri impiegati o dai frammenti dei discorsi che poteva raccogliere quando passava vicino alla porta del bagno dove ogni tanto si ritrovavano in diversi per la pausa sigaretta o davanti alla fotocopiatrice in attesa del suo turno.
No erano tutte frasi sussurrate, lasciate in sospeso, con parole che sembravano far parte di un codice segreto. Ma soprattutto erano cattiverie, bugie e ' voci di corridoio' pronunciate a scapito di chi era assente nell'assurdo gioco del tutti contro tutti.
Benché' avesse avuto diversi modi per parteciparci Rebecca non riusciva proprio a far suo quel mondo, troppo occupata a svolgere bene il suo lavoro, puntuale e pulito.
E così risultava assente dalle cene, le gite, le pause sigarette visto anche che non fumava mentre gli altri ne accendevano una ogni dieci minuti, e da assente divenne oggetto di discussione, curiosità ed infine critica, sulle labbra di tutti. Soprattutto quando decise di farsi un tatuaggio, bello grando sull'avambraccio e di comprarsi la moto. E poi non faceva il filo a nessuno, non mirava a diventare l'amante del capo come tutti gli altri: i maschi delle capesse e dei capi gay, le femmine...beh' si sa che quelle sono tutte un po' puttane.
Lesbica, misantropa, femminista o drogata, ce n'era per tutti ma lei faceva finta di non sentire. Lavorò sodo per anni accumulando esperienza e molte qualifiche. Andava avanti con profitto proprio come quando studiava, probabilmente troppo profitto, fatto sta che un giorno quando il direttore la chiamò nel suo ufficio per discutere un progetto e le infilò le mani da dietro sotto la maglia agguantandole i seni venne licenziata di tronco. Rebecca non capiva se era sucesso perche' lo aveva bloccato subito umiliandolo nel suo slancio da Casanova o se semplicemente non aveva le tette abbastanza grosse per quel grosso pezzo di merda dell'industria.
Poco dopo , nel gioco degli eventi anche il direttore venne rimpiazzato e Rebecca senza rancore si ripresentò nella ditta al cospetto del nuovo direttore per offrire la sua professionalità, ma trovò una checca isterica che cercava un bel ragazzotto da ' iniziare ' al mondo del lavoro e nonostante fosse di gran lunga più qualificata non venne riassunta.
La vita le cambiò radicalmente, l'amarezza per il torto subito l' aveva spinta a cercare nella velocità della moto, in fiumi di birra e nella realizzazione dolorosa ed espiatoria di una decina di altri tatuaggi un mondo più autentico e sincero. Ma tutto ciò aveva solo alimentato in maniera negativa l'alone di mistero che già pendeva sulla sua figura e nell'ambiente le dicerie sul suo conto erano diventate sempre più numerose ed ormai durante le cene, le gite e le pause caffè che i suoi ex- colleghi facevano con gli impiegati di altre ditte Rebecca era sempre, suo malgrado, sulla bocca di tutti. .E fu allora che uscì' dall'ambiente del lavoro. Cercò disperatamente qualsiasi occupazione anche le più umili pur di tirare avanti, ma ormai la frittata era fatta: era troppo qualificata per fare il lavapiatti, volantinaggio ecc. troppo trasversale per appartenere alla tribù dei dipendenti.
Era Libera.
Così iniziò l'anno del lungo sonno.
Non la cercava mai nessuno, non telefonavano più, e da quando aveva bisogno di aiuto si erano fatti tutti di nebbia. Visto che non riusciva a far quadrare i conti, le staccarono il telefono e non potendo comprare libri, abiti, video o benzina per la sua moto tutto il mondo si era compresso nella sua camera da letto. Ed infine quando poteva a malapena permettersi di mangiare una volta al di' nel silenzio di quella stanza decise che il mondo nella sua testa era l'ultimo rifugio ed il suo sonno prese ad allungarsi come scudo difensivo verso un mondo a cui non apparteneva e di cui non sarebbe mai stata cittadina. La realtà era nella sua fantasia. Piena di colori vivaci, profumi intensi, sensazioni e opportunità il suo mondo dei sogni le permetteva di sopravvivere, ma non solo le dava modo di reincontrare persone che le erano state care, anzi fondamentali ma che erano morte e sepolte dal mistero del destino. Rebecca si rese conto che le giornate sono lunghe e le notti silenziose quando si è abbandonati a se' stessi e così escogitò diverse tecniche per non farsi svegliare dall'esterno per non dover rendere conto alla realtà del suo progressivo allontanamento.
Benché' a causa della sua fortissima sensibilità percepisse ogni suono e ogni cambiamento di luce era riuscita a far entrare nei suoi sogni anche gli elementi esterni di maggior disturbo.
Non si svegliava mai prima delle due di pomeriggio e spesso era già a letto alle sei di sera, quando per caso suonavano alla porta i venditori ambulanti o magari qualche vicino chiamava gli operai per svolgere un lavoro di muratura Rebecca trasformava quei suoni in colonne sonore per suoi viaggi mentali. Un martello pneumatico diventava il rombo di un motoraduno, l'impastatrice per il cemento girando si trasformava nell'enorme mulino di una barca di legno a vapore che risaliva un fiume dell'Amazonia e così via.
Per fortuna certi circoli sono viziosi e perciò più dormiva, meno appetito le veniva, meno mangiava e meno forze aveva da consumare, solo a volte quando si faceva sentire l'ansia di una vita morta allora aveva un’po' di energia in più da dispendere e si masturbava finche' non prendeva sonno. L'endorfina di quattro o cinque orgasmi a catena la calmavano ed anche le sue fantasie erotiche iniziarono a far parte d'un sogno ad occhi stretti e labbra serrate.
I primi furono sogni d'acqua e di viaggi
IL SOGNO DELLA CLESSIDRA AD ACQUA
Stava viaggiando su un autobus pieno di turisti lungo una strada costeggiata da un fiume.
Ad un certo punto attraversò un ponte e poté' vedere che l'acqua scorreva furiosa tra cascate e schiume da torrente di montagna. Il guidatore arrivò in cima al prato proprio sull'orlo di un precipizio mentre con i grossi stivali di gomma pompava il freno per non finire di sotto.
Trovò una cresta in cima al monte e la costeggiò finche' poteva ma alla fine si incastrò e non riusciva più ad avanzare, anzi quando scese si rese conto che il bus era pericolosamente in bilico con le due ruote davanti che giravano nel vuoto .
Rebecca scivolò agilmente in basso in caduta libera, respirando profondamente per l'apnea che l'attendeva, si lasciò andare alle buie acque dello sconosciuto come se stesse tornando nell'utero.
Piombò nel nero d'una caverna e la corrente la inghiottì trascinandola lungo un canyon subacqueo ricavato da pareti di ruvido granito.
Il tunnel si strinse terribilmente e per passarci dovette alzare le braccia sopra la testa mentre cadeva a peso morto nella clessidra ad acqua. Il respiro trattenuto ormai non bastava più ma non sentiva alcun panico o disagio, scivolava, sprofondava con piacere. Sotto infine si aprì un'ampia caverna e lei galleggiò nelle acque più calme e chiare che avesse mai conosciuto.
Nell' antica Grecia, nel santuario di Epidauro sull'isola di Kos, dedicato ad Esculapio il dio della medicina, e nella sua filiale Romana sull'isola Tiburtina si recavano malati affetti da malattie inguaribili. Nel centro di questi Templi sorgeva la statua del dio del silenzio Arpocrate che teneva il dito sulle labbra per consacrare la divinità regolatrice e ordinatrice del caos primordiale. Il dio del silenzio era anche raffigurato nei Misteri Egizi con la forma di Horo emergente da un loto dalla tempesta di pensieri e sentimenti Innanzi tutto il malato veniva posto in una situazione di purificazione mediante una dieta particolare o a digiuni se era necessario. Poi bagni purificatori eseguiti dai curatori- sacerdoti gli Asclepiadi per uscire dall'oceano dell'inconscio, ed infine venivano posti in una situazione di sonno indotto con l'ipnosi con alterazione del loro campo elettromagnetico. Così i loro corpi venivano messi in un cunicolo nella parte più segreta del tempio per il "Rito dell'incubazione", infatti 'incubare' significa 'dormire in'. Al risveglio ogni sogno ricevuto veniva raccontato al sacerdote-medico che diagnosticava il malessere e prescriveva la cura in base ad essi. Tant’è che nel santuario dell'isola Tiburtina a Roma sono state trovate 6000 tavolette con la cura assegnata dal dio Esculapio. Anche a Epidauro, nella via sacra sono collocate lungo la salita al tempio.
LA LAGUNA
Visitava Venezia con un'amica conosciuta lì, su e giù per i ponti, felice, quando ecco un ex-collega, l'unico fantasioso e comprensivo che avesse avuto nell'ufficio da cui era stata licenziata, sbuca da dietro una calle con tanto di moglie e carrozzina con figlioletto.
"Strano pensavo fosse gay". Parlano un po' e scopre che anche per lui la festa è finita, poi scopre che anche lui conosce questa sua nuova amica con i capelli a caschetto ed un gran sorriso bagnato. Salutati tutti si ritrova in piscina, l'acqua è fresca ed amichevole, sollevando gli occhi scorge sua figlia sul trampolino. Le grida di aspettare a tuffarsi per controllare quant’è profonda l'acqua.
Si tira su con le braccia da sotto il trampolino per darsi un po' di rincorsa per l'immersione ma quando si lascia andare cade in un acqua scura, gommosa, coagulata rimbalzando con un sordo' tong ' . Urla a sua figlia di non saltare dentro ma troppo tardi e lei sparisce sott'acqua. Per tutta la notte Rebecca si aggira nel pantano fino al collo chiamandola, sotto filamenti s'intrecciavano bloccandole le gambe, sentiva anche strani oggetti semi-galleggianti impossibili da vedere nella densa melma che cozzavano con il suo incedere divenuto ormai disperato nella ricerca.
D'un tratto in lontananza tra i corpi capovolti di cadaveri intravede la sua piccola, si fa per dire. Galleggia a faccia in su le sue grandi tette affiorano come un giubbotto salvagente. Corre come meglio può tra tutto quel putridume per recuperare il corpo con una sensazione terrificante dentro e quando la raggiunge sollevandola con le braccia si rende conto che non è affatto morta.
" Cosa fai qui?" Le chiede con voce affannata, "Io? Cosa ci fai tu qui! Io mi sto facendo i fanghi" ... ma come pensò Rebecca questa innocente creatura che confonde la morte e la desolazione con qualcosa di benefico? Com’è possibile?
Via andiamo via da questo luogo di morte che lei neppure riconosce.
Iniziati come Eraclito, Pitagora o ancora i Santi riferiscono di aver lasciato il corpo dormire e di aver proseguito nelle esperienze di contatto con i mondi soprasensibili, con i mondi angelici, con i mondi divini da cui si nutrivano di sapienza e di amore puro. Esperienze che si possono leggere nelle pagine di Plutarco o nelle Enneadi di Plotino.
COCA – COLA
Rebecca seguiva un sentiero che costeggiava il monte e filmava un ruscello che si snodava giù in fondo alla valle fino a formare un lago artificiale con diga. Arrivò ad una villa costruita in cemento negli anni ' 60 con quello stile geometrico un po' futurista, situata proprio tra le chiuse della diga.
Li cenò e poi, con gli ospiti di casa, si trasferì in salotto per il resto della serata, mentre discutevano del più e del meno le chiuse si aprirono e tutt'attorno alla casa, che si aprì a metà, spumeggiò l'acqua con enormi ondate.
Poi Rebecca si ritrovò in fila ad uno sportello per comprare i biglietti per un viaggio, prese l'ascensore insieme ad un signore che non conosceva ma al decimo piano l'ascensore rimane bloccato per una manciata di minuti, poi con cigolii preoccupanti iniziò a muoversi in giù guadagnando velocità fino a piombare nella tromba.
Presa dal panico cerca di allungare la mano per premere lo Stop o l'allarme, capelli volanti in alto, e ci riesce finalmente a schiacciarne uno e a fermare improvvisamente l'ascensore con un sonoro twang. La puzza di funi bruciacchiate si diffonde nella cabina delicatamente. Scivola fuori, seguita dall'altro signore, e si ritrova lungo un canale stile Amsterdam. Al porto prende un traghetto per l'aeroporto e lì assiste ad un incidente d'auto che investe un gruppo di vecchie signore.
Rebecca si prodiga per aiutare le donne ferite calmandole e assistendole in attesa dei soccorsi. Aveva le cervella sparpagliate.
Finalmente borda l'aeroplano dove trova alcuni vecchi amici. Uno di nome Tony dovrebbe avere i biglietti allora gli chiede che numero di sedia deve occupare, il 5 o 6 dice lui allora si avventura in fondo all'apparecchio lui invece scende dall'aereo proprio mentre sta decollando portandosi via i biglietti. Il telefono cellulare di un'altra amica di nome Tiziana (Baudo) inizia a suonare Rebecca corre dai piloti per chiedergli di tornare indietro per prendere Tony, chiedendosi come mai è sceso. Ma quando si trova nel muso del velivolo si siede a guardar fuori dai finestrini. Fuori nubi scure sembrano sospese sopra le vette innevate dei monti. Nell'alto dei cieli acqua e terre lontane.
L'aereo vola come se fosse un off-shore, il muso s'alza e s'abbassa come se affrontasse grandi onde di aria. In lontananza fuori dal finestrino, a costeggiare l'orizzonte una targa arrugginita con la scritta Coca- Cola .
Dove c’è acqua c’è vita, compivano bagni sacri, prima di ogni Iniziazione nei misteri Eleusini, si immergevano nel fiume Ilissus, era la rinascita, come il Battesimo è un'esperienza di morte e di rinascita, vivere un mistero per ottenere una liberazione. Immersi completamente si ha una preparazione di dinamica respiratoria, il confine con la morte.
IL FESTINO
Quella notte si trovò nell'appartamento di alcuni amici e c'era una festa con tutte le delizie del mondo, dalle bevande alcoliche e superalcoliche a cibi raffinati ed anche junk-food per chi lo desiderava. Nel reparto sballo non mancava proprio nulla per chi volesse salire o scendere nei vortici psichedelici della mente. La notte passò in fretta e lei si svegliò da una pennichella ristoratrice proprio all'alba. La musica a tutto volume e la televisione ancora accesa.
Il suo migliore amico si sta facendo una ragazza di nome Stefania sul nel letto a soppalco. Entrambi indossano delle cinghie con falli vagina-anali.
I vicini di casa che escono sulla terrazza di fronte per fare colazione sbirciano all'interno dell'appartamento, Rebecca spera che non riescano a vedere oltre i riflessi delle finestre.
Alla porta arriva un sottomarino come le barche che si affiancano ai palazzi di Venezia dai canali, lei si infila dentro e parte per un viaggio tra barriere coralline, le correnti che la spingono verso acque sconosciute, scintillanti, meravigliose.
Il fresco azzurro ed i lampi di luce solare.
Più che sogni... dormiveglia
ed ecco corpi estranei muoversi furtivi
ai bordi della mia visuale
Una presenza oscura che già conosco
l'ho sentito raggirarsi, e poi salire annusandomi
circondandomi nell'angolo buio
del mio io
NEW YORK
Un appartamento al decimo piano di un grattacielo tra Broadway e la 72 esima strada di New York. Prima Rebecca stava ai fornelli cercando di veder bollire una pentola d'acqua.
Dentro un topo vivo si dimena e contorce, il suo pelo sporco si stacca a ciuffi, lei non ce la fa più allora lo ripesca con le bacchette cinesi e lo lascia libero. Il topo si allontana un po' claudicante lasciando una scia di bagnato. All'improvviso un gatto sbuca e lo afferra con le zanne per poi nascondersi sotto il letto. Rebecca scende di sotto, sembra il mercato piovoso di Blade Runner, lì attende che qualcuno la raggiunga. Una trave cade dal nono piano del palazzo in costruzione che ha davanti.
Allora vede sua madre che le viene incontro per dirle che la sorella non scenderà per cena, perché' sta ultimando dei progetti architettonici per lo studio della "stabilità terrestre”.
Poi va da sola a mangiare Sushi dal giapponese all'angolo, ordina $ 21.50 di Sashimi.
Al ristorante incontra un giovane ragazzo, lei sapeva già che lui adorava il pesce crudo allora lo invita al suo tavolo e lui si infila nel divanetto rosso al suo fianco.
Il mio corpo cerca di svegliarsi ma era un’impresa quasi impossibile, continuavo a fluttuare tra le trame ed i paesaggi di meravigliosi mondi, infinitamente più attraenti e promettenti del grigiore dell'esistenza quotidiana. Così venni sedotta da Morfeo e continuai a cercare il sogno, ormai gestito a puntate come una telenovela alternata con sprazzi di realtà.
Fu difficile infine alzarsi dal letto il mondo dei sogni era così interessante ed anche economico.
L'URAGANO
Ancora il tifone solleva le acque degli oceani che ruggiscono sopra la sua testa e spazza tutti vai.
La tradizione indiana dice che viviamo in un mondo di maya, di illusione, che è un sogno. La proiezione olografica del volere supremo che irradia attraverso le seffira.
MILANO
Ad un'altra festa nell'appartamento lussuoso di qualche Milanese. Il buffet durò si e no un nano secondo attaccato famelicamente dai bravi professionisti che popolano miseramente la scena commerciale.
Queste Iene cercano di dimostrare un talento latitante al punto di spacciare l'inattività' per percorsi labirintici di matrice teorica concettuale, del tipo latino, che tradotto nel linguaggio diretto e cosmopolita di Rebecca, cittadina del mondo, significava il Nulla.
Di sopra una creatura si lamentava fiocamente, lei salì nella soffitta per scoprire un cavallo cybernauta, che parlava, si sentiva solo, aveva fame. Rebecca notò che aveva alcune zone del corpo in metalliche con una struttura che sembrava disegnata da Geiger.
Lei gli promise del cibo se ne fosse rimasto anche se sapeva che ben poco avrebbe trovato dopo il passaggio degli ospiti giù.
Quando mi svegliai ero agitata ed irritabile. Mi sentiva aggredita ed ingannata.
Nel dormiveglia sentivo una presenza scura. E svegliati!! Palpebre pesanti !!
E finalmente mi alzai ed aprendo gli occhi vidi un serpente nero sul muro che saliva con un guizzo sparendo al di là del soffitto.
Allora inizia a sognare dell'aria e della fuga.
IL PARACADUTE
Rebecca si trovava su in alta montagna all'interno di una baita.
Doveva scappare se lo sentiva e giacche' stava guardando fuori dalla finestra in pietra giù alla valle mentre mangiava patatine da una busta di plastica metallizzata decise di buttarsi.
Schivò i rami di un albero che sporgevano dalla gelida roccia e tenne con entrambi le mani i lati del sacchettino, questo si riempì come fosse stato un paracadute.
Inizialmente scendeva ad una velocità supersonica, il vento le arruffava tutto.
Perfino la pelle delle guance, ma poi la discesa si fece più dolce e planò nel verde lussureggiante della valle ricolma di aria tiepida ed aromatica.
Lì vide una casera e vi entrò, ad una lunga tavolata molta gente giovane brindava, le finestre che si aprivano su un cortile pieno di piante e fiori lasciava entrare una brezza serale camminò lungo la tavolata salutando quanti conosceva, c'era gente che non vedeva da tanto tempo.
Poi si avvicinò ad una ragazza seduta di spalle, senza dubbio riconobbe il suo profumo, era sua sorella morta anni prima. Lei si girò e sorrise.
Così Rebecca si svegliò serena e fu felice per tutte quattro le ore necessarie ad adempire le neccessità della realta' prima di riposare ancora nel mondo dei sogni.
LIMONI
Tre limoni gettati da una finestra chiusa del terzo piano
I CONFINI
Stava ad un'importante riunione di capi di stato in una sala riunioni sofisticatissima.
Stavano discutendo ed approvando il sollevamento e lo spostamento di terra in vari punti dell'Europa.
Ora operai con bulldozer smuovevano montagne di terra.
Sui tele-monitor si vedevano solchi di erba sollevati in aree ben delimitate.
Poi una cartina geografica che rappresentava gli Stati Uniti venne indicata e 'spostata' con un mouse da computer sull'Europa ad incastrarsi perfettamente nei nuovi confini.
I sogni sono difficili da catturare, sfarfalleggiano dinnanzi ai suoi occhi chiusi, ma come gli apre si dissolvono nella nuova realtà. Improvvisi riappaiono quando già li ha scordati.
L' INCUBO
Rebecca si trovava in uno dei campi lagunosi che costeggiano il fiume e riempiva peperoni da mettere sott'olio. Sulla strada sterrata che costeggiava tutto il campo furgonati pick-up correvano sollevando la polvere. I grilli ronzavano nella calda sera d'agosto. Fu lì che Rebecca vide due gatti e si alzò per seguirli, la condussero verso casa e per strada incontrò anche un grande cane Husky. Le pareti fredde ed umide della casa l'accolsero come una tomba. Allora uscì sul cortile dietro cercando di far suo gli ultimi raggi caldi di sole. Nel cortile c'era un piccolo laghetto tondo con dei pesci rossi dentro. Rebecca fissò la propria immagine riflessa nell'acqua quando improvvisamente la pozza venne risucchiata verso il centro della terra producendo un tunnel ben distinto la cui circonferenza misurava circa un metro e mezzo di diametro e circa due metri di profondità.
Senza esitare si calò dentro e sbucò all'interno d'un antica cattedrale. Una chiesa sepolta dal tempo. Emergendo nella navata del tempio' notò che gli inginocchiatoi erano ancora al loro posto anche se un po' impolverati e bucati dalle tarme, si fiancheggiavano in file fino all'altare principale.
Lungo le pareti quadri, statue e bassorilievi celebravano personaggi dall'aria stranamente pagana.
Il suo passaggio aveva sollevato una coltre di tempo andato e si sentiva nell'aria un incrocio tra muffa e segatura. Arrivando in fondo alla costruzione notò una finestra chiusa da listelli di legno putrido. Ne alzò uno staccandolo dal muro e guardò fuori. Sembrava una via principale di grande passaggio, con dei portici.
Da dietro sentii' degli schiamazzi alcuni giornalisti erano entrati nei locali e fotografavano tutto quello che riuscivano ad inquadrare nel buio sacro del luogo.
Volevano tutti lo scoop di quel ritrovamento archeologico, ma Rebecca voleva possedere la conoscenza di quel luogo, che potesse viverlo come magia, solo lei, e forse pochi altri eletti.
Corse fuori sconvolta da tanta intrusione, d'altronde aveva scoperto lei lo scavo!
In strada incrociò una bambina che cantava una delle sue canzoni.
Come si sentii' fiera e sorpresa da quel incontro: che qualcuno riconoscesse ciò che aveva fatto invece di cercare di rubargli la soddisfazione delle sue scoperte.
Rebecca si svegliò urlando ed in lacrime. Proprio le persone di cui si fidava di più avevano invaso la sua sfera derubandola di tutta la sua ricchezza.
ALL' OPERA
Rebecca si ritrovò quella notte tra i corridoi di un grande teatro, sembrava un incrocio tra il Teatro La Scala ed una moderna sala conferenze.
Lei vedeva il palcoscenico dall'alto della galleria, la compagnia stava provando una opera lirica con intermezzo di danza classica. Passò per corridoi dove gli artisti si scaldavano chi la voce, chi il fisico per effettuare dei provini per nuove produzioni.
Alcuni erano già truccati pesantemente ed i loro visi pallidi sembravano fatti di cartapesta, altri ancora indossavano pesanti costumi di scena in velluto sovrapposto. "Sei qui come giornalista o come artista?" le chiesero.
Riconobbe molti vecchi amici tra le quinte, la invitarono ad uscire per un caffè e mentre giù in strada passarono davanti alle corriere, dai motori accesi, che si scaldavano pronti a partire per la prossima tournee' loro le chiesero dove fosse finita.
OSPITE
Il cane abbaio' tutta la notte...
Rebecca si sveglio' nel cuore della notte mille volte, ma ogni volta era come la prima volta ed il cane abbaiò ancora.
Nel sogno si svegliò in una stanza enorme con una pavimentazione a quadri bianchi e neri. Sul pavimento vide degli scorpioni ma riuscì a non calpestarli.
In un angolo vide sua madre accovacciata.
Si svegliò quella notte mille volte ed il cane abbaiò tutta la notte.
In questo mare di luce astrale navigo per ricevere messaggi è un lavoro quando avrò finito allora riposerò. Percepire e capire il linguaggio universale.
NIGHT-LIFE
Avevano organizzato la Fiera delle discoteche con stands che illustravano tutte le ultimissime tecnologie dalle luci stroboscopiche e colorate, ad impianti musicali per DJ ‘s ed abbigliamento con accessori futuristici per gli avventori.
Fuori pioveva a dirotto da parecchio ma dentro l'aria calda ed asciutta era quasi più fastidioso del frastuono.
Incrociò una sua cara amica straniera Jennifer, un'ex-modella molto attraente e trendy.
Aveva il telefono cellulare acceso e discuteva con una casa organizzatrice tedesca.
Rebecca si trovò a casa della PR che appena scoprì che era amica di Jennifer le chiese di fare una telefonata per organizzare una cena. Rebecca formò il numero e raccontò all'amica le circostanze dell'invito. Allora la PR furiosa le strappò il telefono dalle mani e riattaccò!
Rebecca apparentemente era stata troppo schietta.
Allora abbandonò la casa tentando di far ritorno al palazzone in cemento grezzo della Fiera. Lungo la strada trovò una fila interminabile di macchine, stavano riasfaltando la strada e convogliavano diverse file in un’unica corsia.
Lei scese e si infilò in una palazzina stile liberty dove c'era una conferenza stampa, per raggiungere la sala passò per una specie di soffitta piena zeppa di cianfrusaglie antiche e cose curiose. Alcuni dei suoi colleghi infilarono oggetti di modernariato nelle loro valigie ventiquattrore.
Stavano rubando senza farci tanto caso.
L'EVENTO DEL PESCE E DELL"AEREO
Erano tutti riuniti attorno ad un tavolo che mangiavano pesce, Rebecca stava ripulendo le sue fettine dalle spine con grande cura e mangiò la tenera carne bianca. Sentiva voci che discutevano del più e del meno da tutto il salone. Fece un giro incuriosita da tanto baccano, era una grande festa, alcuni rotolavano sul pavimento ubriachi, altri scopavano contro il muro e sulle sedie come se il Kamasutra fosse diventata obbligatoria nelle scuole conoscevano tutte le posizioni del libro, orali, fellatio, 69, homo-anale, etero.
Con cura scavalcò i corpi rantolanti e si infilò nella stanza delle proiezioni dove un vecchio film in b/n stava andando e poi giù nella buia ed umida cantina. Riusciva a vedere pesci che nuotavano attraverso grandi vasche di cristallo o forse erano finestre che davano su un panorama sottomarino. In quelle stanze era stato allestito una mostra con enormi tele che illustravano figure astratte. Su un altro muro alcune fotografie e al centro una telecamera su cavalletto che riprendeva in diretta chiunque gli passasse dinnanzi.
Riusciva a vedere stelle nitidissime ed onde che infuriavano in un silenzio assoluto. Il suo ex-ragazzo stava seduto in un angolo con una donna sulle ginocchia. Fuori la casa era circondata da scogli minacciosi. Ritornò su nella mensa dove i corpi stavano coricati in silenzio, non una parola, non un suono.
Improvvisamente il muso di un aereo piombò da fuori nella sala strappando mattoni ed intonaco dalla loro sede, si mise a dondolare pericolosamente scivolando indietro da dove era venuto. Corvi neri svolazzavano nello spazio dove Rebecca finì, cadendo in un burrone.
Era fuori dal palazzo da quel punto poteva vedere la coda dell'apparecchio riflesso nei vetri specchianti delle finestre del grattacielo.
I sogni come le maree sono influenzati dalla luna e dalle costellazioni. Ci sono sogni veritieri, specie se la luna passa in nona, condizionati dalle forze cosmiche.
Di Clare Ann Matz
1999
Rebecca aveva terminato gli studi con grande profitto e si era lanciata nel mondo del lavoro con l'entusiasmo di chi non conosce, e neppur sospetta dell'aggressività e l'infimo spirito di sopraffazione che si celano dietro i sorrisi da corridoio dei colleghi d'ufficio.
Ben presto i suoi modi erano diventati scattanti, i muscoli del suo corpo si erano irrigiditi e la luce nei suoi occhi si era fatta penetrante, quasi volesse capire perché' tutto ciò le sembrava così falso ed equivoco.
Mai una volta era riuscita a percepire un bianco o un nero negli atteggiamenti degli altri impiegati o dai frammenti dei discorsi che poteva raccogliere quando passava vicino alla porta del bagno dove ogni tanto si ritrovavano in diversi per la pausa sigaretta o davanti alla fotocopiatrice in attesa del suo turno.
No erano tutte frasi sussurrate, lasciate in sospeso, con parole che sembravano far parte di un codice segreto. Ma soprattutto erano cattiverie, bugie e ' voci di corridoio' pronunciate a scapito di chi era assente nell'assurdo gioco del tutti contro tutti.
Benché' avesse avuto diversi modi per parteciparci Rebecca non riusciva proprio a far suo quel mondo, troppo occupata a svolgere bene il suo lavoro, puntuale e pulito.
E così risultava assente dalle cene, le gite, le pause sigarette visto anche che non fumava mentre gli altri ne accendevano una ogni dieci minuti, e da assente divenne oggetto di discussione, curiosità ed infine critica, sulle labbra di tutti. Soprattutto quando decise di farsi un tatuaggio, bello grando sull'avambraccio e di comprarsi la moto. E poi non faceva il filo a nessuno, non mirava a diventare l'amante del capo come tutti gli altri: i maschi delle capesse e dei capi gay, le femmine...beh' si sa che quelle sono tutte un po' puttane.
Lesbica, misantropa, femminista o drogata, ce n'era per tutti ma lei faceva finta di non sentire. Lavorò sodo per anni accumulando esperienza e molte qualifiche. Andava avanti con profitto proprio come quando studiava, probabilmente troppo profitto, fatto sta che un giorno quando il direttore la chiamò nel suo ufficio per discutere un progetto e le infilò le mani da dietro sotto la maglia agguantandole i seni venne licenziata di tronco. Rebecca non capiva se era sucesso perche' lo aveva bloccato subito umiliandolo nel suo slancio da Casanova o se semplicemente non aveva le tette abbastanza grosse per quel grosso pezzo di merda dell'industria.
Poco dopo , nel gioco degli eventi anche il direttore venne rimpiazzato e Rebecca senza rancore si ripresentò nella ditta al cospetto del nuovo direttore per offrire la sua professionalità, ma trovò una checca isterica che cercava un bel ragazzotto da ' iniziare ' al mondo del lavoro e nonostante fosse di gran lunga più qualificata non venne riassunta.
La vita le cambiò radicalmente, l'amarezza per il torto subito l' aveva spinta a cercare nella velocità della moto, in fiumi di birra e nella realizzazione dolorosa ed espiatoria di una decina di altri tatuaggi un mondo più autentico e sincero. Ma tutto ciò aveva solo alimentato in maniera negativa l'alone di mistero che già pendeva sulla sua figura e nell'ambiente le dicerie sul suo conto erano diventate sempre più numerose ed ormai durante le cene, le gite e le pause caffè che i suoi ex- colleghi facevano con gli impiegati di altre ditte Rebecca era sempre, suo malgrado, sulla bocca di tutti. .E fu allora che uscì' dall'ambiente del lavoro. Cercò disperatamente qualsiasi occupazione anche le più umili pur di tirare avanti, ma ormai la frittata era fatta: era troppo qualificata per fare il lavapiatti, volantinaggio ecc. troppo trasversale per appartenere alla tribù dei dipendenti.
Era Libera.
Così iniziò l'anno del lungo sonno.
Non la cercava mai nessuno, non telefonavano più, e da quando aveva bisogno di aiuto si erano fatti tutti di nebbia. Visto che non riusciva a far quadrare i conti, le staccarono il telefono e non potendo comprare libri, abiti, video o benzina per la sua moto tutto il mondo si era compresso nella sua camera da letto. Ed infine quando poteva a malapena permettersi di mangiare una volta al di' nel silenzio di quella stanza decise che il mondo nella sua testa era l'ultimo rifugio ed il suo sonno prese ad allungarsi come scudo difensivo verso un mondo a cui non apparteneva e di cui non sarebbe mai stata cittadina. La realtà era nella sua fantasia. Piena di colori vivaci, profumi intensi, sensazioni e opportunità il suo mondo dei sogni le permetteva di sopravvivere, ma non solo le dava modo di reincontrare persone che le erano state care, anzi fondamentali ma che erano morte e sepolte dal mistero del destino. Rebecca si rese conto che le giornate sono lunghe e le notti silenziose quando si è abbandonati a se' stessi e così escogitò diverse tecniche per non farsi svegliare dall'esterno per non dover rendere conto alla realtà del suo progressivo allontanamento.
Benché' a causa della sua fortissima sensibilità percepisse ogni suono e ogni cambiamento di luce era riuscita a far entrare nei suoi sogni anche gli elementi esterni di maggior disturbo.
Non si svegliava mai prima delle due di pomeriggio e spesso era già a letto alle sei di sera, quando per caso suonavano alla porta i venditori ambulanti o magari qualche vicino chiamava gli operai per svolgere un lavoro di muratura Rebecca trasformava quei suoni in colonne sonore per suoi viaggi mentali. Un martello pneumatico diventava il rombo di un motoraduno, l'impastatrice per il cemento girando si trasformava nell'enorme mulino di una barca di legno a vapore che risaliva un fiume dell'Amazonia e così via.
Per fortuna certi circoli sono viziosi e perciò più dormiva, meno appetito le veniva, meno mangiava e meno forze aveva da consumare, solo a volte quando si faceva sentire l'ansia di una vita morta allora aveva un’po' di energia in più da dispendere e si masturbava finche' non prendeva sonno. L'endorfina di quattro o cinque orgasmi a catena la calmavano ed anche le sue fantasie erotiche iniziarono a far parte d'un sogno ad occhi stretti e labbra serrate.
I primi furono sogni d'acqua e di viaggi
IL SOGNO DELLA CLESSIDRA AD ACQUA
Stava viaggiando su un autobus pieno di turisti lungo una strada costeggiata da un fiume.
Ad un certo punto attraversò un ponte e poté' vedere che l'acqua scorreva furiosa tra cascate e schiume da torrente di montagna. Il guidatore arrivò in cima al prato proprio sull'orlo di un precipizio mentre con i grossi stivali di gomma pompava il freno per non finire di sotto.
Trovò una cresta in cima al monte e la costeggiò finche' poteva ma alla fine si incastrò e non riusciva più ad avanzare, anzi quando scese si rese conto che il bus era pericolosamente in bilico con le due ruote davanti che giravano nel vuoto .
Rebecca scivolò agilmente in basso in caduta libera, respirando profondamente per l'apnea che l'attendeva, si lasciò andare alle buie acque dello sconosciuto come se stesse tornando nell'utero.
Piombò nel nero d'una caverna e la corrente la inghiottì trascinandola lungo un canyon subacqueo ricavato da pareti di ruvido granito.
Il tunnel si strinse terribilmente e per passarci dovette alzare le braccia sopra la testa mentre cadeva a peso morto nella clessidra ad acqua. Il respiro trattenuto ormai non bastava più ma non sentiva alcun panico o disagio, scivolava, sprofondava con piacere. Sotto infine si aprì un'ampia caverna e lei galleggiò nelle acque più calme e chiare che avesse mai conosciuto.
Nell' antica Grecia, nel santuario di Epidauro sull'isola di Kos, dedicato ad Esculapio il dio della medicina, e nella sua filiale Romana sull'isola Tiburtina si recavano malati affetti da malattie inguaribili. Nel centro di questi Templi sorgeva la statua del dio del silenzio Arpocrate che teneva il dito sulle labbra per consacrare la divinità regolatrice e ordinatrice del caos primordiale. Il dio del silenzio era anche raffigurato nei Misteri Egizi con la forma di Horo emergente da un loto dalla tempesta di pensieri e sentimenti Innanzi tutto il malato veniva posto in una situazione di purificazione mediante una dieta particolare o a digiuni se era necessario. Poi bagni purificatori eseguiti dai curatori- sacerdoti gli Asclepiadi per uscire dall'oceano dell'inconscio, ed infine venivano posti in una situazione di sonno indotto con l'ipnosi con alterazione del loro campo elettromagnetico. Così i loro corpi venivano messi in un cunicolo nella parte più segreta del tempio per il "Rito dell'incubazione", infatti 'incubare' significa 'dormire in'. Al risveglio ogni sogno ricevuto veniva raccontato al sacerdote-medico che diagnosticava il malessere e prescriveva la cura in base ad essi. Tant’è che nel santuario dell'isola Tiburtina a Roma sono state trovate 6000 tavolette con la cura assegnata dal dio Esculapio. Anche a Epidauro, nella via sacra sono collocate lungo la salita al tempio.
LA LAGUNA
Visitava Venezia con un'amica conosciuta lì, su e giù per i ponti, felice, quando ecco un ex-collega, l'unico fantasioso e comprensivo che avesse avuto nell'ufficio da cui era stata licenziata, sbuca da dietro una calle con tanto di moglie e carrozzina con figlioletto.
"Strano pensavo fosse gay". Parlano un po' e scopre che anche per lui la festa è finita, poi scopre che anche lui conosce questa sua nuova amica con i capelli a caschetto ed un gran sorriso bagnato. Salutati tutti si ritrova in piscina, l'acqua è fresca ed amichevole, sollevando gli occhi scorge sua figlia sul trampolino. Le grida di aspettare a tuffarsi per controllare quant’è profonda l'acqua.
Si tira su con le braccia da sotto il trampolino per darsi un po' di rincorsa per l'immersione ma quando si lascia andare cade in un acqua scura, gommosa, coagulata rimbalzando con un sordo' tong ' . Urla a sua figlia di non saltare dentro ma troppo tardi e lei sparisce sott'acqua. Per tutta la notte Rebecca si aggira nel pantano fino al collo chiamandola, sotto filamenti s'intrecciavano bloccandole le gambe, sentiva anche strani oggetti semi-galleggianti impossibili da vedere nella densa melma che cozzavano con il suo incedere divenuto ormai disperato nella ricerca.
D'un tratto in lontananza tra i corpi capovolti di cadaveri intravede la sua piccola, si fa per dire. Galleggia a faccia in su le sue grandi tette affiorano come un giubbotto salvagente. Corre come meglio può tra tutto quel putridume per recuperare il corpo con una sensazione terrificante dentro e quando la raggiunge sollevandola con le braccia si rende conto che non è affatto morta.
" Cosa fai qui?" Le chiede con voce affannata, "Io? Cosa ci fai tu qui! Io mi sto facendo i fanghi" ... ma come pensò Rebecca questa innocente creatura che confonde la morte e la desolazione con qualcosa di benefico? Com’è possibile?
Via andiamo via da questo luogo di morte che lei neppure riconosce.
Iniziati come Eraclito, Pitagora o ancora i Santi riferiscono di aver lasciato il corpo dormire e di aver proseguito nelle esperienze di contatto con i mondi soprasensibili, con i mondi angelici, con i mondi divini da cui si nutrivano di sapienza e di amore puro. Esperienze che si possono leggere nelle pagine di Plutarco o nelle Enneadi di Plotino.
COCA – COLA
Rebecca seguiva un sentiero che costeggiava il monte e filmava un ruscello che si snodava giù in fondo alla valle fino a formare un lago artificiale con diga. Arrivò ad una villa costruita in cemento negli anni ' 60 con quello stile geometrico un po' futurista, situata proprio tra le chiuse della diga.
Li cenò e poi, con gli ospiti di casa, si trasferì in salotto per il resto della serata, mentre discutevano del più e del meno le chiuse si aprirono e tutt'attorno alla casa, che si aprì a metà, spumeggiò l'acqua con enormi ondate.
Poi Rebecca si ritrovò in fila ad uno sportello per comprare i biglietti per un viaggio, prese l'ascensore insieme ad un signore che non conosceva ma al decimo piano l'ascensore rimane bloccato per una manciata di minuti, poi con cigolii preoccupanti iniziò a muoversi in giù guadagnando velocità fino a piombare nella tromba.
Presa dal panico cerca di allungare la mano per premere lo Stop o l'allarme, capelli volanti in alto, e ci riesce finalmente a schiacciarne uno e a fermare improvvisamente l'ascensore con un sonoro twang. La puzza di funi bruciacchiate si diffonde nella cabina delicatamente. Scivola fuori, seguita dall'altro signore, e si ritrova lungo un canale stile Amsterdam. Al porto prende un traghetto per l'aeroporto e lì assiste ad un incidente d'auto che investe un gruppo di vecchie signore.
Rebecca si prodiga per aiutare le donne ferite calmandole e assistendole in attesa dei soccorsi. Aveva le cervella sparpagliate.
Finalmente borda l'aeroplano dove trova alcuni vecchi amici. Uno di nome Tony dovrebbe avere i biglietti allora gli chiede che numero di sedia deve occupare, il 5 o 6 dice lui allora si avventura in fondo all'apparecchio lui invece scende dall'aereo proprio mentre sta decollando portandosi via i biglietti. Il telefono cellulare di un'altra amica di nome Tiziana (Baudo) inizia a suonare Rebecca corre dai piloti per chiedergli di tornare indietro per prendere Tony, chiedendosi come mai è sceso. Ma quando si trova nel muso del velivolo si siede a guardar fuori dai finestrini. Fuori nubi scure sembrano sospese sopra le vette innevate dei monti. Nell'alto dei cieli acqua e terre lontane.
L'aereo vola come se fosse un off-shore, il muso s'alza e s'abbassa come se affrontasse grandi onde di aria. In lontananza fuori dal finestrino, a costeggiare l'orizzonte una targa arrugginita con la scritta Coca- Cola .
Dove c’è acqua c’è vita, compivano bagni sacri, prima di ogni Iniziazione nei misteri Eleusini, si immergevano nel fiume Ilissus, era la rinascita, come il Battesimo è un'esperienza di morte e di rinascita, vivere un mistero per ottenere una liberazione. Immersi completamente si ha una preparazione di dinamica respiratoria, il confine con la morte.
IL FESTINO
Quella notte si trovò nell'appartamento di alcuni amici e c'era una festa con tutte le delizie del mondo, dalle bevande alcoliche e superalcoliche a cibi raffinati ed anche junk-food per chi lo desiderava. Nel reparto sballo non mancava proprio nulla per chi volesse salire o scendere nei vortici psichedelici della mente. La notte passò in fretta e lei si svegliò da una pennichella ristoratrice proprio all'alba. La musica a tutto volume e la televisione ancora accesa.
Il suo migliore amico si sta facendo una ragazza di nome Stefania sul nel letto a soppalco. Entrambi indossano delle cinghie con falli vagina-anali.
I vicini di casa che escono sulla terrazza di fronte per fare colazione sbirciano all'interno dell'appartamento, Rebecca spera che non riescano a vedere oltre i riflessi delle finestre.
Alla porta arriva un sottomarino come le barche che si affiancano ai palazzi di Venezia dai canali, lei si infila dentro e parte per un viaggio tra barriere coralline, le correnti che la spingono verso acque sconosciute, scintillanti, meravigliose.
Il fresco azzurro ed i lampi di luce solare.
Più che sogni... dormiveglia
ed ecco corpi estranei muoversi furtivi
ai bordi della mia visuale
Una presenza oscura che già conosco
l'ho sentito raggirarsi, e poi salire annusandomi
circondandomi nell'angolo buio
del mio io
NEW YORK
Un appartamento al decimo piano di un grattacielo tra Broadway e la 72 esima strada di New York. Prima Rebecca stava ai fornelli cercando di veder bollire una pentola d'acqua.
Dentro un topo vivo si dimena e contorce, il suo pelo sporco si stacca a ciuffi, lei non ce la fa più allora lo ripesca con le bacchette cinesi e lo lascia libero. Il topo si allontana un po' claudicante lasciando una scia di bagnato. All'improvviso un gatto sbuca e lo afferra con le zanne per poi nascondersi sotto il letto. Rebecca scende di sotto, sembra il mercato piovoso di Blade Runner, lì attende che qualcuno la raggiunga. Una trave cade dal nono piano del palazzo in costruzione che ha davanti.
Allora vede sua madre che le viene incontro per dirle che la sorella non scenderà per cena, perché' sta ultimando dei progetti architettonici per lo studio della "stabilità terrestre”.
Poi va da sola a mangiare Sushi dal giapponese all'angolo, ordina $ 21.50 di Sashimi.
Al ristorante incontra un giovane ragazzo, lei sapeva già che lui adorava il pesce crudo allora lo invita al suo tavolo e lui si infila nel divanetto rosso al suo fianco.
Il mio corpo cerca di svegliarsi ma era un’impresa quasi impossibile, continuavo a fluttuare tra le trame ed i paesaggi di meravigliosi mondi, infinitamente più attraenti e promettenti del grigiore dell'esistenza quotidiana. Così venni sedotta da Morfeo e continuai a cercare il sogno, ormai gestito a puntate come una telenovela alternata con sprazzi di realtà.
Fu difficile infine alzarsi dal letto il mondo dei sogni era così interessante ed anche economico.
L'URAGANO
Ancora il tifone solleva le acque degli oceani che ruggiscono sopra la sua testa e spazza tutti vai.
La tradizione indiana dice che viviamo in un mondo di maya, di illusione, che è un sogno. La proiezione olografica del volere supremo che irradia attraverso le seffira.
MILANO
Ad un'altra festa nell'appartamento lussuoso di qualche Milanese. Il buffet durò si e no un nano secondo attaccato famelicamente dai bravi professionisti che popolano miseramente la scena commerciale.
Queste Iene cercano di dimostrare un talento latitante al punto di spacciare l'inattività' per percorsi labirintici di matrice teorica concettuale, del tipo latino, che tradotto nel linguaggio diretto e cosmopolita di Rebecca, cittadina del mondo, significava il Nulla.
Di sopra una creatura si lamentava fiocamente, lei salì nella soffitta per scoprire un cavallo cybernauta, che parlava, si sentiva solo, aveva fame. Rebecca notò che aveva alcune zone del corpo in metalliche con una struttura che sembrava disegnata da Geiger.
Lei gli promise del cibo se ne fosse rimasto anche se sapeva che ben poco avrebbe trovato dopo il passaggio degli ospiti giù.
Quando mi svegliai ero agitata ed irritabile. Mi sentiva aggredita ed ingannata.
Nel dormiveglia sentivo una presenza scura. E svegliati!! Palpebre pesanti !!
E finalmente mi alzai ed aprendo gli occhi vidi un serpente nero sul muro che saliva con un guizzo sparendo al di là del soffitto.
Allora inizia a sognare dell'aria e della fuga.
IL PARACADUTE
Rebecca si trovava su in alta montagna all'interno di una baita.
Doveva scappare se lo sentiva e giacche' stava guardando fuori dalla finestra in pietra giù alla valle mentre mangiava patatine da una busta di plastica metallizzata decise di buttarsi.
Schivò i rami di un albero che sporgevano dalla gelida roccia e tenne con entrambi le mani i lati del sacchettino, questo si riempì come fosse stato un paracadute.
Inizialmente scendeva ad una velocità supersonica, il vento le arruffava tutto.
Perfino la pelle delle guance, ma poi la discesa si fece più dolce e planò nel verde lussureggiante della valle ricolma di aria tiepida ed aromatica.
Lì vide una casera e vi entrò, ad una lunga tavolata molta gente giovane brindava, le finestre che si aprivano su un cortile pieno di piante e fiori lasciava entrare una brezza serale camminò lungo la tavolata salutando quanti conosceva, c'era gente che non vedeva da tanto tempo.
Poi si avvicinò ad una ragazza seduta di spalle, senza dubbio riconobbe il suo profumo, era sua sorella morta anni prima. Lei si girò e sorrise.
Così Rebecca si svegliò serena e fu felice per tutte quattro le ore necessarie ad adempire le neccessità della realta' prima di riposare ancora nel mondo dei sogni.
LIMONI
Tre limoni gettati da una finestra chiusa del terzo piano
I CONFINI
Stava ad un'importante riunione di capi di stato in una sala riunioni sofisticatissima.
Stavano discutendo ed approvando il sollevamento e lo spostamento di terra in vari punti dell'Europa.
Ora operai con bulldozer smuovevano montagne di terra.
Sui tele-monitor si vedevano solchi di erba sollevati in aree ben delimitate.
Poi una cartina geografica che rappresentava gli Stati Uniti venne indicata e 'spostata' con un mouse da computer sull'Europa ad incastrarsi perfettamente nei nuovi confini.
I sogni sono difficili da catturare, sfarfalleggiano dinnanzi ai suoi occhi chiusi, ma come gli apre si dissolvono nella nuova realtà. Improvvisi riappaiono quando già li ha scordati.
L' INCUBO
Rebecca si trovava in uno dei campi lagunosi che costeggiano il fiume e riempiva peperoni da mettere sott'olio. Sulla strada sterrata che costeggiava tutto il campo furgonati pick-up correvano sollevando la polvere. I grilli ronzavano nella calda sera d'agosto. Fu lì che Rebecca vide due gatti e si alzò per seguirli, la condussero verso casa e per strada incontrò anche un grande cane Husky. Le pareti fredde ed umide della casa l'accolsero come una tomba. Allora uscì sul cortile dietro cercando di far suo gli ultimi raggi caldi di sole. Nel cortile c'era un piccolo laghetto tondo con dei pesci rossi dentro. Rebecca fissò la propria immagine riflessa nell'acqua quando improvvisamente la pozza venne risucchiata verso il centro della terra producendo un tunnel ben distinto la cui circonferenza misurava circa un metro e mezzo di diametro e circa due metri di profondità.
Senza esitare si calò dentro e sbucò all'interno d'un antica cattedrale. Una chiesa sepolta dal tempo. Emergendo nella navata del tempio' notò che gli inginocchiatoi erano ancora al loro posto anche se un po' impolverati e bucati dalle tarme, si fiancheggiavano in file fino all'altare principale.
Lungo le pareti quadri, statue e bassorilievi celebravano personaggi dall'aria stranamente pagana.
Il suo passaggio aveva sollevato una coltre di tempo andato e si sentiva nell'aria un incrocio tra muffa e segatura. Arrivando in fondo alla costruzione notò una finestra chiusa da listelli di legno putrido. Ne alzò uno staccandolo dal muro e guardò fuori. Sembrava una via principale di grande passaggio, con dei portici.
Da dietro sentii' degli schiamazzi alcuni giornalisti erano entrati nei locali e fotografavano tutto quello che riuscivano ad inquadrare nel buio sacro del luogo.
Volevano tutti lo scoop di quel ritrovamento archeologico, ma Rebecca voleva possedere la conoscenza di quel luogo, che potesse viverlo come magia, solo lei, e forse pochi altri eletti.
Corse fuori sconvolta da tanta intrusione, d'altronde aveva scoperto lei lo scavo!
In strada incrociò una bambina che cantava una delle sue canzoni.
Come si sentii' fiera e sorpresa da quel incontro: che qualcuno riconoscesse ciò che aveva fatto invece di cercare di rubargli la soddisfazione delle sue scoperte.
Rebecca si svegliò urlando ed in lacrime. Proprio le persone di cui si fidava di più avevano invaso la sua sfera derubandola di tutta la sua ricchezza.
ALL' OPERA
Rebecca si ritrovò quella notte tra i corridoi di un grande teatro, sembrava un incrocio tra il Teatro La Scala ed una moderna sala conferenze.
Lei vedeva il palcoscenico dall'alto della galleria, la compagnia stava provando una opera lirica con intermezzo di danza classica. Passò per corridoi dove gli artisti si scaldavano chi la voce, chi il fisico per effettuare dei provini per nuove produzioni.
Alcuni erano già truccati pesantemente ed i loro visi pallidi sembravano fatti di cartapesta, altri ancora indossavano pesanti costumi di scena in velluto sovrapposto. "Sei qui come giornalista o come artista?" le chiesero.
Riconobbe molti vecchi amici tra le quinte, la invitarono ad uscire per un caffè e mentre giù in strada passarono davanti alle corriere, dai motori accesi, che si scaldavano pronti a partire per la prossima tournee' loro le chiesero dove fosse finita.
OSPITE
Il cane abbaio' tutta la notte...
Rebecca si sveglio' nel cuore della notte mille volte, ma ogni volta era come la prima volta ed il cane abbaiò ancora.
Nel sogno si svegliò in una stanza enorme con una pavimentazione a quadri bianchi e neri. Sul pavimento vide degli scorpioni ma riuscì a non calpestarli.
In un angolo vide sua madre accovacciata.
Si svegliò quella notte mille volte ed il cane abbaiò tutta la notte.
In questo mare di luce astrale navigo per ricevere messaggi è un lavoro quando avrò finito allora riposerò. Percepire e capire il linguaggio universale.
NIGHT-LIFE
Avevano organizzato la Fiera delle discoteche con stands che illustravano tutte le ultimissime tecnologie dalle luci stroboscopiche e colorate, ad impianti musicali per DJ ‘s ed abbigliamento con accessori futuristici per gli avventori.
Fuori pioveva a dirotto da parecchio ma dentro l'aria calda ed asciutta era quasi più fastidioso del frastuono.
Incrociò una sua cara amica straniera Jennifer, un'ex-modella molto attraente e trendy.
Aveva il telefono cellulare acceso e discuteva con una casa organizzatrice tedesca.
Rebecca si trovò a casa della PR che appena scoprì che era amica di Jennifer le chiese di fare una telefonata per organizzare una cena. Rebecca formò il numero e raccontò all'amica le circostanze dell'invito. Allora la PR furiosa le strappò il telefono dalle mani e riattaccò!
Rebecca apparentemente era stata troppo schietta.
Allora abbandonò la casa tentando di far ritorno al palazzone in cemento grezzo della Fiera. Lungo la strada trovò una fila interminabile di macchine, stavano riasfaltando la strada e convogliavano diverse file in un’unica corsia.
Lei scese e si infilò in una palazzina stile liberty dove c'era una conferenza stampa, per raggiungere la sala passò per una specie di soffitta piena zeppa di cianfrusaglie antiche e cose curiose. Alcuni dei suoi colleghi infilarono oggetti di modernariato nelle loro valigie ventiquattrore.
Stavano rubando senza farci tanto caso.
L'EVENTO DEL PESCE E DELL"AEREO
Erano tutti riuniti attorno ad un tavolo che mangiavano pesce, Rebecca stava ripulendo le sue fettine dalle spine con grande cura e mangiò la tenera carne bianca. Sentiva voci che discutevano del più e del meno da tutto il salone. Fece un giro incuriosita da tanto baccano, era una grande festa, alcuni rotolavano sul pavimento ubriachi, altri scopavano contro il muro e sulle sedie come se il Kamasutra fosse diventata obbligatoria nelle scuole conoscevano tutte le posizioni del libro, orali, fellatio, 69, homo-anale, etero.
Con cura scavalcò i corpi rantolanti e si infilò nella stanza delle proiezioni dove un vecchio film in b/n stava andando e poi giù nella buia ed umida cantina. Riusciva a vedere pesci che nuotavano attraverso grandi vasche di cristallo o forse erano finestre che davano su un panorama sottomarino. In quelle stanze era stato allestito una mostra con enormi tele che illustravano figure astratte. Su un altro muro alcune fotografie e al centro una telecamera su cavalletto che riprendeva in diretta chiunque gli passasse dinnanzi.
Riusciva a vedere stelle nitidissime ed onde che infuriavano in un silenzio assoluto. Il suo ex-ragazzo stava seduto in un angolo con una donna sulle ginocchia. Fuori la casa era circondata da scogli minacciosi. Ritornò su nella mensa dove i corpi stavano coricati in silenzio, non una parola, non un suono.
Improvvisamente il muso di un aereo piombò da fuori nella sala strappando mattoni ed intonaco dalla loro sede, si mise a dondolare pericolosamente scivolando indietro da dove era venuto. Corvi neri svolazzavano nello spazio dove Rebecca finì, cadendo in un burrone.
Era fuori dal palazzo da quel punto poteva vedere la coda dell'apparecchio riflesso nei vetri specchianti delle finestre del grattacielo.
I sogni come le maree sono influenzati dalla luna e dalle costellazioni. Ci sono sogni veritieri, specie se la luna passa in nona, condizionati dalle forze cosmiche.